La possibile sorte di due oppositori di Francesco
BURKE VERSO MALTA, MULLER VERSO BERLINO
Al primo subentrerebbe mons. Gaenswein. Voci anche su Palermo, ricambio vicino?
In questa settimana che non ha ancora riservato nomine rilevanti raccogliamo svariate voci sulla sorte di importanti personalità, alcune in scadenza e altre meno, ma tutte con il posto a rischio.
Iniziamo dalla situazione nella Curia Romana. Avevamo già anticipato il rischio che correvano i cinque porporati che si erano pubblicamente opposti alla line di papa Francesco pochi giorni prima del Sinodo. Ma se alcuni avevano usato toni concilianti, come il card. Scola, che rimarrà senza dubbio al suo posto a Milano almeno fino alla scadenza fra due anni, altri si erano assestati su posizioni ben poco concilianti. Fra essi, spiccavano soprattutto due figure importantissime nell'organigramma vaticano: il card. Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, il più importante organo giudiziario vaticano, e, soprattutto, il card. Gerhard Ludwig Muller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in pratica la terza carica dello Stato.
Entrambi hanno 66 anni, quindi non entrerebbero in scadenza che nel 2023, troppo. Il problema è trovare loro un altro incarico prestigioso che addolcisca il trasferimento. L'affidamento di un'importante arcidiocesi in patria spesso è la soluzione migliore (vedi mons. Iruzubieta e il card. Canizares Llovera), ma nel caso del card. Burke, americano, non è possibile. Tutte le sedi sono occupate, sull'ultima possibile, Chicago, sono state fatte scelte differenti. La soluzione sarebbe quella di infischiarsene dell'evidenza del declassamento e affidare a Burke un incarico puramente onorifico. La scelta sarebbe ricaduta sul Sovrano Ordine Militare di Malta, organizzazione caritativa dal potere limitato, che ha al vertice un Gran Maestro e un cardinale patrono. Di norma costui è un emerito (ora è il card. Paolo Sardi, ottantenne), ma il papa potrebbe decidere un'eccezione. Al suo posto sarebbe promosso l'arcivescovo Georg Gaenswein, 58 anni, segretario personale del papa emerito Benedetto XVI e Prefetto della Casa Pontificia, ossia colui che stabilisce l'agenda degli appuntamenti pubblici del papa e ne cura l'organizzazione. Già ora è un pretendente alla porpora cardinalizia, la promozione renderebbe il cardinalato un obbligo: solo i cardinali possono essere prefetti.
Più complicata la questione per il card. Muller. La sua carica è troppo importante per mascherare un eventuale declassamento, oltre al fatto che è in carica da appena due anni, ma la più importante arcidiocesi di Germania, Colonia, è stata stabilmente affidata al card. Woelki per i prossimi diciassette anni, salvo sorprese. Rimane solo l'arcidiocesi di Berlino, vacante proprio dal trasferimento di Woelki, ipotesi che sarebbe tutt'altro che remota.
Infine iniziano a circolare i primi nomi sul futuro arcivescovo di Palermo. Il card. Paolo Romeo ha quasi 77 anni, è il decano d'Italia, ma la sua non è una poltrona facile da ricoprire. I primi nomi, suggeriti da La Stampa, interessanti. Il più importante è quello di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e Segretario dell'ultima assemblea del Sinodo dei Vescovi, che il papa vorrebbe cardinale. Poi si parla di mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, e mons. Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento, avvantaggiato dal fatto che sarebbe un siciliano nella più importante diocesi siciliana. Infine, la carta a sorpresa potrebbe essere P. Antonio Spadaro, gesuita come il papa, direttore de La Civiltà Cattolica e invitato personale del papa all'ultimo Sinodo.
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