Si conclude oggi la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi
LE RAGIONI DI UN NULLA DI FATTO
Divorziati risposati, matrimoni gay, coppie di fatto, non si è deciso nulla. Perchè?
Con la beatificazione di Paolo VI, questa mattina papa Francesco pone la parola fine a due settimane di lavori dell'assemblea sinodale. Due settimane intense, con vivo dibattito, come voleva il papa, ma con un sostanziale nulla di fatto.
E dire che la relazione di settimana scorsa, quella compilata dal card. Peter Erdo, aveva fatto sperare che finalmente il vento del cambiamento stesse soffiando sopra le mura vaticane. Ieri il documento finale, compilato questa volta dal card. Ravasi, ha spento ogni possibilità. Contiene, come auspicato da molti, il pieno sostegno della Chiesa alle realtà già ratificate e approvate, come la famiglia, che vive nell'unità e supera le difficoltà della vita con l'aiuto reciproco, senza addentrarsi in nuove aperture. A ben guardare, un minimo spiraglio in realtà c'è, ma rimanda la discussione a ottobre 2015, data in cui il papa ha convocato l'Assemblea Generale Ordinaria. Si ribadisce il sostanza il fatto che la Chiesa è contro la discriminazione dei temi e dei soggetti trattati, ma il dibattito non è ancora giunto a un livello tale da permettere svolte clamorose.
Il risultato di questo Sinodo era largamente prevedibile, ma è indubbio che si sia trattato di un'assemblea molto diversa dalle altre. Non tanto per la libertà di parola concessa da papa Francesco (perchè, prima il papa parlava, i vescovi ascoltavano e firmavano soltanto il documento finale?), quanto per le tensioni e i dibattiti che hanno accompagnato un Sinodo, non a caso, straordinario, voluto dal papa per la terza volta dopo il Concilio per discutere di temi sentiti come urgenti per adeguare la Chiesa al terzo millennio.
Anche prima dell'apertura dei lavori si è avuto un chiaro panorama di come i vescovi la pensassero sull'accesso dei divorziati risposati ai sacramenti. Il papa ha espresso in pubblico la sua idea favorevole, sostenuto dalle tesi di un porporato influente come il card. Kasper. Ma proprio il levarsi contro queste idee di voci di alto livello faceva già supporre che difficilmente si sarebbero fatti passi avanti sull'argomento. Il solo fatto che cinque cardinali scrivano un testo dove mettono apertamente in discussione la linea del papa, senza aspettare l'inizio del Sinodo, dunque con evidente intento mediatico, è un evento senza precedenti, soprattutto perchè i cardinali "dissidenti" non sono figure di secondo piano. Tra loro ci sono anche il card. Muller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e il card. Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. E c'è già chi non esclude un loro trasferimento prima del prossimo Sinodo, Muller a Berlino (poco probabile, ma è l'unica diocesi cardinalizia tedesca vacante) e Burke a Malta come capo dell'Ordine di Malta. Al suo posto verrebbe promosso mons. Georg Gaeswein, segretario di Benedetto XVI e Prefetto della Casa Pontificia, già candidato ora alla porpora cardinalizia. E stavolta sarebbe questione davvero di poco tempo. Anche il card. Scola, arcivescovo di Milano, si è schierato contro la linea del papa, anche se con toni molto più concilianti.
Sul tema dei matrimoni gay e delle coppie di fatto, anche senza il tam tam mediatico presinodo, era anche in questo caso probabile che non si venisse a capo di nulla. La pressione sui padri sinodali era anche alimentata dalle vicende di attualità italiana, ambientate proprio a Roma, con la querelle tra il sindaco Marino e il ministro dell'Interno Alfano sulla trascrizione dei matrimoni di persone dello stesso sesso celebrati all'estero. Per alcuni, la Chiesa avrebbe potuto sfruttare l'occasione per rivedere le proprie posizioni, per altri sarebbe stato un tentativo di forzare la mano dell'assemblea. Tutto rimandato a ottobre dunque, con buona pace di chi sperava in un cambiamento.
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