Prima di Robert Francis Prevost, altri 13 Papi hanno scelto il nome di Leone. Ecco la loro storia.
San Leone I Magno - 35° Papa (440 - 461)
Leone I nacque in Toscana, forse a Volterra, in data ignota; alcuni lo accreditano come cittadino della villa di San Leo, vicino ad Anghiari. Suo padre si chiamava Quintianus e fu diacono sotto Celestino I e Sisto III.
Durante questo periodo, comunque, era già noto al di fuori di Roma, in particolare in Gallia. Verso la fine del pontificato di Sisto III (432-440), Leone vi fu inviato dall'Imperatore d'Occidente Valentiniano III per ricomporre una disputa e far riconciliare Flavio Ezio, comandante militare della provincia, e il prefetto del pretorio Cecina Decio Aginazio Albino, evidente prova della grande fiducia riposta nel diacono dalla corte imperiale.
Alla morte di Sisto III, il, 19 agosto 440, Leone si trovava ancora in Gallia e venne acclamato dal popolo e dal clero come suo successore. Rientrò quindi a Roma e il 29 settembre venne consacrato vescovo e Papa con il nome di Leone I.
L'intento principale di Papa Leone era quello di sostenere l'unità della Chiesa. Fin da subito infatti si dedicò energicamente a combattere le eresie che minacciavano seriamente l'ortodossia della Chiesa. Settimo, vescovo di Altino, informò ad esempio il Papa che ad Aquileia presbiteri, diaconi, e chierici che erano stati seguaci di Pelagio e venivano ammessi alla comunione senza un'abiura esplicita della loro posizione. Leone ordinò che venisse convocato un sinodo provinciale ad Aquileia, in cui tutti coloro che erano stati pelagiani avrebbero dovuto abiurare pubblicamente le loro vecchie credenze e sottoscrivere una confessione di fede. Pelagio sosteneva che il peccato originale fosse solo di Adamo ed Eva e non si sarebbe trasmesso agli uomini, che quindi sarebbero stati in grado di scegliere il bene da soli, senza la grazia di Dio.
Leone intraprese una lotta ancora più grande contro il manicheismo, il più grande rivale del cristianesimo nella predicazione ai pagani prima dell'Islam. Anche qui, nella lotta tra bene assoluto e male assoluto, è l'uomo da solo a scegliere da che parte stare, senza alcun influsso da nessuno dei due poli. I manichei erano fuggiti dall'Africa invasa dai Vandali, si erano stabiliti a Roma e vi avevano fondato una comunità segreta. Il Papa ordinò ai fedeli di denunciarli ai presbiteri e, nel 443 istruì di persona un'inchiesta contro i capi di questa comunità. Valentiniano III, concordando con il Papa, stabilì che chi si fosse rifiutato di convertirsi al cristianesimo sarebbe stato bandito dal territorio imperiale. I manichei vennero quindi cacciati da tutte le province dell'Impero, perfino in quello bizantino.
La disorganizzatissima condizione ecclesiastica di alcuni Paesi obbligava inoltre a relazioni più strette tra quegli episcopati e Roma per una migliore promozione della vita ecclesiastica e Leone decise di utilizzare il vicariato papale dei vescovi di Arles per la provincia di Gallia per creare un centro di aggregazione dell'episcopato gallico in stretta comunione con Roma. Patroclo di Arles (morto nel 426) aveva ricevuto dal Papa Zosimo il riconoscimento del primato sulla Chiesa di Gallia, e tale primato venne poi rivendicato dal suo successore Ilario di Arles, che entrò in conflitto con Leone, affermando che tutti i vescovi della Gallia avrebbero dovuto essere consacrati da lui, invece che dal loro metropolita.
Venne diffusa la notizia che Celidonio, vescovo di Besançon, era stato consacrato in violazione del canone perché da laico aveva sposato una vedova e, come pubblico ufficiale, avesse dato il suo assenso ad una sentenza di morte. Ilario lo depose, e consacrò Importuno quale suo successore. Celidonio si recò di persona a Roma e si appellò al Papa: poiché le accuse contro di lui non potevano essere provate, Leone I lo reinsediò nella sua sede e privò Ilario della giurisdizione sulle altre province della Gallia. Un editto di Valentiniano III, l'8 luglio 445, appoggiava le misure prese dal Papa e per la prima volta riconobbe solennemente il primato del vescovo di Roma sull'intera Chiesa. Leone I, dopo quest'investitura, definì poi lo statuto giuridico del Papa secondo il diritto ereditario romano: ogni successore di Pietro eredita non le sue qualità e i suoi meriti personali ma il mandato e il ministero trasmessigli da Gesù Cristo, con tutte le relative funzioni e poteri.
I vescovi della provincia di Arles risposero al Papa chiedendogli di rendere a Ravennio, successore di Ilario i diritti di cui era stato privato il suo predecessore e Leone acconsentì e l'arcivescovo di Arles tornò mediatore tra la Santa Sede e i vescovi della Gallia.
Un altro vicariato papale era quello dei vescovi di Tessalonica, la cui giurisdizione si estendeva sull'Illiria. Particolare dovere del vescovo di Tessalonica era la protezione dei privilegi della Santa Sede sul distretto dell'Illiria Orientale, che apparteneva all'Impero Romano d'Oriente, contro il crescente potere del Patriarca di Costantinopoli. Il vicario doveva consacrare i metropoliti, convocare in Sinodo i vescovi dell'Illiria Orientale e sorvegliarli nell'amministrazione, ma le questioni più importanti avrebbero dovuto essere sottoposte a Roma. Tuttavia, il vescovo Anastasio di Tessalonica usò la sua autorità in una maniera tanto arbitraria e dispotica da essere severamente rimproverato da Leone, che gli inviò dettagliate direttive per l'esercizio del suo ufficio.
Nella concezione di Leone I dei doveri di pastore supremo, occupava una posizione preminente la conservazione della disciplina ecclesiastica, in un periodo in cui le continue devastazioni dei barbari portavano disordini in tutti gli aspetti della vita e le regole della moralità venivano seriamente violate. Leone insistette sull'esatta osservanza dei precetti ecclesiastici e non esitò a rimproverare, quando necessario, i vescovi con varie lettere. Ma fu soprattutto nelle sue prese di posizione sulla confusa questione cristologica a cui Leone deve la sua fama, coltivando una teologia che si differenziava sempre più da quella orientale.
Flaviano, Patriarca di Costantinopoli, aveva infatti scomunicato un monaco di nome Eutiche perché ideatore di una nuova dottrina, chiamata monofisismo: la natura umana di Gesù era stata assorbita da quella divina e sarebbe stato quindi solo Dio e non uomo. Eutiche si appellò al Papa, che inviò una lettera dogmatica a Flaviano, confermando la dottrina dell'Incarnazione e dell'unione della natura divina ed umana in Cristo.
Tuttavia, l'imperatore d'Oriente Teodosio II era favorevole alle teorie di Eutiche e nel 449 convocò un Concilio a Efeso, definito da Leone I il "Latrocinio" nel quale fu impedito ai legati di riferire le posizioni del Papa. Eutiche fu assolto, Flaviano e i prelati orientali furono costretti alla fuga e si appellarono al Papa, il quale scrisse all'Imperatore esortandoli a convocare un nuovo concilio generale per restituire la pace alla Chiesa.
A febbraio del 450 l'Imperatore d'Occidente Valentiniano III e sua madre Galla Placidia, che risiedevano a Ravenna, compirono un pellegrinaggio a Roma, in cui Leone I chiese loro di intervenire presso Teodosio II al fine di convocare un nuovo Concilio. Il 28 luglio 450 Teodosio II morì dopo ben 42 anni di regno e gli succedette Marciano, che ne sposò la sorella. Il nuovo Imperatore accettò la convocazione di un Concilio a Calcedonia nel 451, che accettò l'epistola dogmatica che Leone aveva inviato a Flaviano, morto nel frattempo in esilio, abrogò le leggi che Teodosio II aveva promulgato sulla base delle decisioni del Concilio precedente ed esiliò Eutiche. Leone allora inviò anche ai vescovi di Gallia la lettera a Flaviano sull'Incarnazione. Ravennio, vescovo di Arles, convocò un Sinodo che accettò la lettera del Papa.
Nel 452, su richiesta di Valentiniano III, Leone I fece poi parte di un'ambasceria, che si recò in Italia settentrionale ad incontrare Attila per dissuaderlo dall'avanzare contro Roma. L'incontro avvenne presumibilmente a Govèrnolo, in Lombardia, in cui la delegazione ottenne la promessa di un ritiro degli unni dall'Italia e dell'avvio di negoziati di pace con l'imperatore. Secondo Prospero d'Aquitania, Attila si ritirò perché fu impressionato dalla figura di Leone, ricostruzione che gli storici ritengono sopravvalutata per motivi agiografici. La tradizione narra che Attila, in particolare, rinunciò all'impresa per il timore della morte che aveva colto Alarico, Re dei Visigoti, subito dopo il Sacco di Roma del 410, 42 anni prima.
Roma verrà comunque invasa e depredata dai Vandali di Genserico nel 455, ma Leone I ottenne la promessa che le vite degli abitanti sarebbero state risparmiate, come anche le tre maggiori basiliche (San Pietro, San Paolo Fuori le Mura e San Giovanni in Laterano), in cui trovò rifugio la popolazione durante i giorni del saccheggio. Fu il primo Papa la cui autorità venne rispettata dalla corte imperiale, tanto che, in occasione della visita a Roma di Valentiniano III nel 450, accompagnato dalla moglie Licinia Eudossia e dalla madre Galla Placidia, la famiglia imperiale e tutto il suo seguito partecipò alle solenni celebrazioni liturgiche tenute in occasione della festa della Cattedra di San Pietro il 22 febbraio.
Leone si rivelò anche molto solerte nel far costruire e restaurare chiese: fece costruire una basilica sulla tomba del Papa Cornelio sulla Via Appia, ricostruire il tetto della Basilica di San Paolo fuori le Mura, distrutto da un fulmine, convinse l'imperatrice Galla Placidia a fare mettere in opera il grande mosaico dell'Arco di Trionfo che si è conservato, e fece anche restaurare l'antica basilica di San Pietro costruita da Costantino. Per volontà dell'imperatrice Eudossia, venne quindi eretta a Roma la Basilica Eudossiana, oggi San Pietro in Vincoli.
Leone I morì il 10 novembre 461 e fu sepolto nel vestibolo dell'antica Basilica di San Pietro. Un arcidiacono sardo di nome Ilario verrà quindi eletto suo successore come Ilario I, anch'egli poi santo. Nel 688 Sergio I fece traslare il corpo di Leone I all'interno della basilica, rendendolo il primo pontefice deposto all'interno di San Pietro dove si trova tuttora, sotto l'altare della cappella della Madonna della Colonna, a lui dedicato, dove fu traslato nel 1715.
Fin dalla morte la Chiesa lo venera come santo con il nome di San Leone Magno e dal 1754, per volontà di Benedetto XIV, è Dottore della Chiesa.
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San Leone II - 80° Papa (682-683)
Di Leone II si sa pochissimo, si ignorano la sua data di nascita e il vero nome. Era siciliano come il predecessore, Papa Agatone, oppure calabrese.
Agatone morì il 10 gennaio 681 ma l'elezione di Leone II venne ritardata di un anno e mezzo. Il nuovo Papa venne infatti consacrato il 17 agosto 682, visto che l'approvazione imperiale fu appositamente ritardata dall'Imperatore d'Oriente Costantino IV, che voleva essere certo che tutta la comunità ecclesiastica occidentale approvasse non solo le conclusioni del Concilio di Costantinopoli (680-681) in cui veniva condannata l'eresia monotelita (predicava la presenza di una sola volontà o comunque la predominanza di quella divina su quella umana, in Gesù, senza negare la sua doppia natura), ma soprattutto che fosse accettato l'anatema posto su Papa Onorio I, propugnatore dell'eresia. Costantino IV non aveva intenzione di provocare una nuova divisione tra le Chiese di Costantinopoli e di Roma e autorizzò quindi l'elezione solamente di una personalità conciliante.
L'unico atto del breve pontificato di Leone II furono pertanto le lettere che scrisse in approvazione della decisione del Concilio e in condanna di Onorio, che avranno peso secoli dopo, quando verrà stabilito il dogma dell'infallibilità papale. Inoltre, durante il suo pontificato venne stabilita, per editto imperiale, la dipendenza della sede vescovile di Ravenna da quella di Roma.
Morì il 3 luglio 683, dopo nemmeno 11 mesi di pontificato, fu sepolto nell'antica Basilica di San Pietro ed è oggi venerato come santo. Gli succederà Papa Severino, il cui pontificato sarà altrettanto breve.
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