Prima di Robert Francis Prevost, altri 13 Papi hanno scelto il nome di Leone. Ecco la loro storia.
Leone III - 96° Papa (795 - 816)
Di Leone III, come di molti Papi dei primi secoli, si sa pochissimo riguardo al vero nome o alla vita precedente all'elezione al soglio pontificio. Nato e cresciuto a Roma, sappiamo che era un sacerdote di origine modesta e privo di appoggi fra le grandi famiglie romane ma con una grande esperienza nell'amministrazione della diocesi di Roma. Creato cardinale presbitero di Santa Susanna, venne eletto Papa all'unanimità il 26 dicembre 795, giorno in cui il suo predecessore Adriano I veniva sepolto, e fu consacrato il giorno successivo.
Il suo primo atto fu comunicare la propria elezione al Re dei Franchi Carlo Magno, recapitandogli le chiavi della Tomba di Pietro, a simboleggiare la sua conferma nel ruolo di custode della religione, e lo stendardo di Roma, con il quale veniva riconosciuto difensore armato della fede. Il messaggio era chiaro: Carlo Magno era il detentore del potere politico, ma sempre però nell'ambito della protezione della Chiesa e del Papa, a cui rimaneva il potere religioso.
Questa "concessione" da parte di Leone III sottendeva una visione comunque di supremazia della Chiesa, mentre il Re dei Franchi la riconosceva sottomessa all'autorità politica e religiosa, unificata nella persona del sovrano. Infatti Carlo Magno replicò al pontefice dichiarando che era sua funzione difendere la Chiesa, mentre compito del Papa era quello di pregare per il regno e per la vittoria dell'esercito. Carlo Magno continuerà infatti durante tutto il suo regno a interferire in questioni di campo ecclesiastico.
Il 25 aprile 799 Leone III subì un attentato ordito dai nobili romani Pascale, nipote di Papa Adriano I, e Campolo, che volevano eliminarlo per far eleggere un membro della loro fazione. Quel giorno, il Papa doveva partecipare a una processione solenne e i congiurati decisero di assassinarlo al suo passaggio. Si nascosero quindi nei pressi del monastero di San Silvestro in Capite e, nel momento in cui Leone III stava entrando in chiesa, si precipitarono su di lui e lo colpirono, tentando di cavargli gli occhi e tagliargli la lingua. Non vi riuscirono per l'opposizione della folla, ma lo portarono via e rinchiusero nel monastero di Sant'Erasmo, sul colle Celio. Aiutato dall'esterno duca di Spoleto e protetto dai missi dominici di Carlo Magno, il Papa fuggì di notte, da una finestra calandosi con una corda.
Leone III, non sentendosi più sicuro a Roma, si trasferì per circa un mese, con al seguito l'intera corte papale di circa 200 persone, a Paderborn, nel Sacro Romano Impero, dove si trovava Carlo Magno.
Il teologo e consigliere del Re Alcuino di York, viste le accuse mosse a Leone III, suggerì un atteggiamento di estrema prudenza: nessun potere terreno poteva giudicare il Papa e una sua eventuale deposizione poteva risultare in un pesante discredito per l'intera Chiesa.
Scortato da vescovi e nobili franchi, Leone III rientrò quindi a Roma il 29 novembre 799, accolto trionfalmente. L'attentato subito dal Papa, che era comunque segno di un clima di inquietudine a Roma, non poteva però essere lasciato impunito e nella Dieta annuale tenuta nell'agosto 800 a Magonza con i grandi del regno il Re comunicò la sua intenzione di scendere in Italia per dipanare la questione tra il Papa e gli eredi di Adriano I, che accusavano il pontefice di essere assolutamente inadatto alla tiara pontificia, in quanto "uomo dissoluto".
Carlo Magno arrivò in Italia con il figlio Carlo il Giovane, un vasto seguito di alti prelati e soldati e i responsabili dell'attentato al Papa. Il 23 novembre 800 Leone III gli andò incontro a Mentana, a 20 km da Roma, anche lui con un folto seguito di popolo e clero, ed entrarono insieme solennemente in città. Le accuse (e le prove) contro il Papa si rivelarono però difficili da confutare e Carlo Magno si trovò in estremo imbarazzo, ma non poteva certo lasciare che si diffamasse e si mettesse in discussione il capo della cristianità.
Il 1º dicembre Carlo Magno convocò nella Basilica di San Pietro cittadini, nobili e clero franco e romano, creando una via di mezzo tra un tribunale e un concilio, per comunicare che avrebbe provveduto a ristabilire l'ordine e appurare la verità dopo un'approfondita discussione, che si protrasse per 3 settimane. L'assise stabilì infine che il pontefice, massima autorità in materia di morale cristiana e di fede e rappresentante di Dio, non può essere giudicato dagli uomini. Leone III comunque non veniva assolto e scelse di sottoporsi a un giuramento: il 23 dicembre, davanti a Carlo Magno e a una folla immensa, giurò sul Vangelo l'innocenza per i crimini e le colpe di cui era accusato. Pascale e Campolo vennero quindi riconosciuti colpevoli del reato di lesa maestà e condannati a morte ma per intercessione dello stesso Leone III, che temeva una nuova ostilità da parte della nobiltà di Roma, la pena venne commutata nell'esilio.
Nel 797 intanto sul trono dell'Impero Bizantino, fino ad allora unico legittimo discendente dell'Impero Romano, era salita Irene di Atene, che si proclamò Basilissa dei Romei, ossia Imperatrice dei Romani. Il fatto che il trono "romano" fosse occupato da una donna aveva spinto Leone III a considerarlo invece vacante. Irene, che era la prima donna ad accedere al trono bizantino, di romando assunse anche il titolo imperiale maschile di Basileus dei Romei.
In risposta, sfruttando i fatti di quei giorni, Leone III pensò quindi a una mossa a sorpresa. Il 24 dicembre 800, al termine della Messa della Notte di Natale a cui Carlo Magno stava partecipando nella Basilica di San Pietro, il Papa gli pose sul capo una corona d'oro consacrandolo imperatore cristiano e pronunciando queste parole: "A Carlo piissimo augusto, coronato da Dio, grande e pacifico Imperatore dei Romani, vita e vittoria!". Tramite questo atto, la Chiesa di Roma si presentava inoltre come l'unica autorità capace di legittimare il potere civile attribuendogli una funzione sacrale, ma in cambio la posizione dell'Imperatore diventava di guida anche negli affari interni della Chiesa. Con il gesto, inoltre, Leone III legò indissolubilmente i Franchi a Roma spezzando il legame con l'Impero Bizantino, che non era più considerato l'unico erede dell'Impero romano e stabilì il precedente storico dell'assoluta supremazia del Papa sui poteri temporali. La nascita di un nuovo Impero d'Occidente venne accolta con ostilità a Costantinopoli: Irene si rifiutò di riconoscere il titolo di Imperatore a Carlo Magno, considerando l'incoronazione un atto di usurpazione di potere. Nei giorni seguenti anche il figlio di Carlo, Pipino, fu incoronato Re d'Italia.
Alla morte di Carlo Magno nell'814, tuttavia, la fazione antipapale degli esiliati Pascale e Campolo si rifece viva, progettando un nuovo attentato contro la vita di Leone III ma questa volta i responsabili furono scoperti in anticipo, immediatamente processati e giustiziati. Il nuovo imperatore Ludovico mandò a Roma il Re d'Italia Bernardo, figlio del defunto Re Pipino, per svolgere indagini e risolvere il problema, che chiuse definitivamente subappaltando la questione al Duca Guinigisio I di Spoleto, che s'insediò a Roma con le sue truppe ed eseguì nuove condanne capitali.
A livello teologico, nel 798 Carlo Magno aveva compiuto un atto con il quale estendeva il suo ruolo di guida all'ambito ecclesiastico assumendosi alcune prerogative del Papa. L'allora Re aveva infatti inviato un'ambasceria a Roma con l'incarico di presentare a Leone III un piano di riorganizzazione ecclesiastica della Baviera, con l'innalzamento della diocesi di Salisburgo a sede arcivescovile e la nomina del fidato vescovo Arno a titolare di quella sede. Il Papa lo approvò senza modifiche e senza tentare di riappropriarsi di quello che doveva essere un suo privilegio. Nel 799 Carlo Magno aveva anche convocato e presiedendo ad Aquisgrana un Concilio, sulla falsariga di quello di Francoforte del 794, in cui il teologo Alcuino di York aveva confutato le tesi del vescovo Felice di Urgell, il promotore dell'eresia adozionista che si stava di nuovo diffondendo. In questa visione, Gesù non era Dio, ma una creatura umana come le altre, chiamata da Dio alla più speciale delle missioni. Alcuino ne uscì vincitore, Felice di Urgell ammise la sconfitta, abiurò alle sue tesi e fece atto di fede, con una lettera, che indirizzò anche ai suoi fedeli. Successivamente il Re aveva inviato una commissione nella Francia meridionale, terra di diffusione dell'adozionismo, con il compito di ristabilire l'obbedienza alla Chiesa di Roma. In tutto ciò Leone III, a cui sarebbe spettata la convocazione del Concilio e l'attuazione delle sue decisioni, fu solo uno spettatore.
Altra questione teologica che vide prevalere Carlo Magno già Imperatore fu quella del filioque: nella formulazione del testo tradizionale del Credo era usata la formula orientale (oggi ortodossa) in base alla quale lo Spirito Santo discende dal Padre attraverso il Figlio e non paritariamente dal Padre e dal Figlio (in latino filioque) come veniva usata in Occidente. Leone III, in ossequio alle deliberazioni dei vari Concili, riteneva valida la versione greca (allora il Credo non veniva recitato durante la Messa), ma volle ugualmente sottoporre la questione al parere di Carlo Magno. L'imperatore, nel novembre 809, convocò quindi ad Aquisgrana un nuovo Concilio ma solo della Chiesa del Regno dei Franchi, che dichiarò il Filioque dottrina della Chiesa e ordinò il canto del Credo nella messa con quella specifica formula. Questa volta però Leone III, convocò a sua volta un Concilio nell'810 che rifiutò di prenderne atto, anche per evitare contrasti con la Chiesa d'Oriente. Per circa 2 secoli la Chiesa romana utilizzò quindi una formulazione diversa del Credo rispetto a quella delle altre Chiese occidentali finché verso l'anno 1000 non venne finalmente ritenuta corretta e accettata la versione stabilita da Carlo Magno, recitata ancora oggi a Messa.
Leone III morì il 12 giugno 816, dopo quasi 19 anni di pontificato, succeduto da Stefano IV.
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San Leone IV - 103° Papa (847 - 855)
Romano di nascita ma di stirpe longobarda, di Leone IV sappiamo che fu monaco benedettino nel monastero di San Martino, presso la Basilica di San Pietro, e suddiacono sotto Papa Gregorio IV, che lo aveva creato cardinale presbitero dei Santi Quattro Coronati. Alla morte di Sergio II, venne eletto Papa all'unanimità il 27 gennaio 847.
Roma era sotto il pericolo costante delle scorribande dei saraceni, che già l'avevano assalita l'anno prima, e il nuovo Papa venne quindi consacrato, senza aspettare la conferma dell'Imperatore Lotario I, come nel caso del predecessore. L'Imperatore comunque non prese provvedimenti, come tre anni prima per Sergio II, probabilmente perché ben consapevole del pericolo per Roma.
A poche settimane dall'elezione di Leone IV si verificò prima un violento terremoto, che fece crollare, tra l'altro, una parte del Colosseo, seguito da un grave incendio che distrusse la zona di Borgo e giunse a minacciare la Basilica di San Pietro, che il Papa avrebbe estinto miracolosamente impartendo una solenne benedizione. L'evento è raffigurato da un affresco di Raffaello, l'Incendio di Borgo, che si trova nella Stanza dell'Incendio dei Musei Vaticani.
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Leone IV, Papa per 8 anni, è passato alla storia per l'edificazione delle Mura Leonine, che ancora oggi delimitano la Città del Vaticano, e la creazione di una lega navale che pose fine alle scorribande dei saraceni |
Quando salì al soglio pontificio, Roma era quindi in rovina, devastata da terremoto, incendio e dalle devastazioni dei saraceni dell'agosto 846. I pirati erano poi tornati all'assedio di Gaeta e Leone IV decise di intervenire sulla difesa della città e sul restauro delle sue mura di cinta: tra l'848 e l'849, con i soldi inviati dall'Imperatore e con quelli del Patrimonio di San Pietro, ossia il neonato Stato Pontificio, riparò i danni alle mura, rinforzò e fortificò tutte le porte e riedificò 15 torri; 2 di queste, poste sulle sponde opposte del Tevere, vennero collegate da una catena che poteva essere tesa in modo da sbarrare l'accesso in città dal fiume.
Nell'849 Leone IV costituì quindi una coalizione navale non solo per difendere Roma, ma anche per porre fine alle scorribande saracene e restituire sicurezza ai traffici commerciali. Grazie alla sua autorità spirituale riuscì a convincere i ducati di Amalfi, Gaeta, Napoli e Sorrento a formare una potente flotta che si contrapponesse a quella saracena. La flotta cristiana guidata da Cesario Console, figlio del Duca di Napoli, schierata all'imbocco del porto di Ostia, favorita anche da una violenta tempesta che contribuì a sbaragliare lo schieramento saraceno, riportò una decisiva vittoria, che Raffaello contribuì a rendere memorabile con un altri affresco nelle Stanze Vaticane sulla Battaglia di Ostia.
Inoltre, quando l'Imperatore Aureliano, 6 secoli prima, aveva dotato Roma di una possente cinta muraria difensiva, non aveva ritenuto necessario racchiudere anche il Colle Vaticano. Ora però l'area si era abbondantemente popolata e la Basilica di San Pietro era diventata il centro della cristianità. Leone IV, considerato anche il saccheggio subito dai saraceni nell'846, aveva fatto presente all'Imperatore Lotario I la necessità di racchiudere anche il Vaticano entro mura difensive: ottenuto il consenso e un cospicuo contributo economico, in 3 anni furono innalzate le Mura Leonine, un'opera poderosa che racchiudeva la Basilica e il quartiere circostante. Le mura vennero inaugurate il 27 giugno 852 con una processione che vide il Papa, i più alti prelati, la nobiltà e il popolo romano percorrere a piedi tutto il perimetro delle nuove mura. Alla costruzione partecipò anche un certo numero di saraceni, presi prigionieri dopo la battaglia di Ostia e utilizzati come schiavi.
Simili opere di difesa interessarono non solo la città di Roma, ma anche tutti i centri dello Stato della Chiesa colpiti e danneggiati dalle incursioni saracene. Oltre a riparare i danni alle basiliche di San Pietro e di San Paolo e dotarle di nuovi e più ricchi e sfarzosi arredi e tesori, Leone IV riedificò e fortificò l'antico scalo marittimo di Portus, alla foce del Tevere, che ripopolò con profughi provenienti dalla Corsica, e intervenne anche sul porto di Centumcellae, l'odierna Civitavecchia, ma anziché ricostruire la città distrutta trasferì l'intera popolazione a poche miglia di distanza, in una nuova città che battezzò Leopoli. Ricostruì anche l'antica Corneto, al posto della distrutta Tarquinia, e fortificò Orte e Amelia, importanti centri che, privi di protezione, erano stati abbandonati dagli abitanti all'arrivo dei saraceni.
Particolarmente intensa fu anche l'opera di aiuto alla popolazione, con rifornimento di generi alimentari, e di amministrazione del Patrimonio di San Pietro, con l'edificazione di nuove chiese e il restauro di molte danneggiate o distrutte, opera che gli valse l'appellativo di "Restauratore di Roma".
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L'Incendio di Borgo si verificò nell'847 e la leggenda vuole che Leone IV lo spense con la semplice benedizione. L'episodio è raffigurato nel celebre affresco di Raffaello Sanzio del 1514 nelle Stanze Vaticane |
I rapporti di Leone IV con l'Imperatore Lotario I e suo figlio ed erede Ludovico non furono tesi ma neanche idilliaci: pesava comunque, in senso negativo, il mancato aiuto dato dall'Impero a Roma durante l'attacco saraceno dell'846 e il mancato contributo militare alla lega navale organizzata dal Papa. Nel complesso, comunque, le relazioni tra Chiesa e Impero furono abbastanza stabili. Su richiesta di Lotario, il giorno di Pasqua dell'850 Leone incoronò Imperatore suo figlio come Ludovico II, anche come rafforzamento del privilegio pontificio di compiere un tale atto.
Tuttavia, nell'855 un grave episodio rischiò di minare seriamente i rapporti con l'impero: Daniele, magister militum di Roma, avanzò nei confronti di Graziano, comandante della milizia e molto vicino a Leone IV, l'accusa di tramare per un riavvicinamento dello Stato della Chiesa all'Impero Bizantino, arrivando ad accusare il Papa stesso. La mossa di Daniele dava voce al malcontento dei romani che, di fronte all'inerzia dimostrata dall'Imperatore nella questione dei saraceni, volevano tornare ad allearsi con i bizantini. Nonostante le assicurazioni di Leone IV sull'infondatezza delle accuse e la sua disponibilità a sottomettersi ad un giudizio, Ludovico II scese a Roma e mise a confronto Daniele e Graziano, rivelando completamente infondate le accuse del primo.
Sempre nell'855 si recò a Roma per fare visita a Leone IV Etelvolfo, sovrano dei sassoni inglesi, con suo figlio, il futuro Alfredo il Grande, per essere incoronati dal Papa. I pontefici però avevano il diritto di incoronare gli Imperatori, ma non di confermare altri Re, e tuttavia Leone IV acconsentì, dando il via ad un rapporto tra sfera civile e religiosa ancora più stretto, in cui i regnanti cercavano di ottenere il riconoscimento della propria sovranità da parte dei Papi.
Leone IV risolse anche una crisi con l'arcivescovo di Ravenna, che si considerava l'erede diretto dell'esarca bizantino e pretendeva di mantenere un'indipendenza sostanziale da Roma. Nell'852 l'establishment ravennate arrivò ad organizzare l'assassinio di uno dei legati pontifici, gesto che portò il Papa stesso a recarsi a Ravenna e ad estradare a Roma uno degli omicidi, che si rivelò il fratello dell'arcivescovo.
Leone IV fu inoltre il primo pontefice a contare, nei documenti ufficiali, l'inizio del suo pontificato, datandoli in base all'anno di regno. Morì il 17 luglio dell'855, e fu sepolto nella Basilica di San Pietro. Il 29 luglio verrà eletto come suo successore Benedetto III. Leone IV verrà poi beatificato nel 1675 da Clemente X e canonizzato nel 1723 da Innocenzo XIII.
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