Il 14 o il 15. Probabile un nuovo sforamento dai 120 elettori
NUOVI CARDINALI A FEBBRAIO
A conclusione dei lavori odierni del C9, annunciato un Concistoro, sul modello del febbraio 2014
Nuovi cardinali a febbraio. È l'annuncio avvenuto oggi a margine della riunione odierna del C9 (gli otto cardinali chiamati dal papa ad elaborare un progetto di riforma per la Curia Romana), l'ultima dell'anno. La prossima sarà dal 9 all'11 febbraio e sarà seguita da un concistoro di verifica del lavoro fatto finora, a cui seguirà la creazione di nuovi cardinali nei giorni seguenti, il 14 o il 15 del mese.
La linea sembra essere quindi quella di concistori più frequenti, in modo da mantenere sempre il numero degli elettori parecchio sopra quota cento, al ritmo di un concistoro all'anno (con Benedetto XVI era prassi un intervallo di un anno e mezzo, con Wojtyla due). Ora i cardinali elettori sono 112, a febbraio, salvo decessi, scenderanno a 110, un numero ancora ragguardevole, ed entro la fine del 2015 saranno 105, numero comunque a tre cifre. Per non sforare il tetto massimo di 120 bisognerebbe creare non più di 10 cardinali. Possibile, ma a febbraio di quest'anno ne sono stati creati 16 (più 3 non elettori). Nel conclave di marzo 2013, da cui è uscito il nome di Bergoglio, all'interno della Sistina c'erano 115 porporati e l'intenzione del papa è quella di mantenere il loro numero quanto più vicino possibile a quello, e comunque non sotto i 110.
Fra i candidati, uno è praticamente certo. Si tratta dell'arcivescovo marocchino Dominique Mamberti, 62 anni, successore del card. Burke alla guida del Tribunale della Segnatura Apostolica come prefetto, incarico che può essere attribuito unicamente a cardinali (ora è pro-prefetto). Il numero degli italiani non dovrebbe aumentare, salvo sorprese (come la porpora a Bassetti a febbraio), l'unico ad avere rilevanti possibilità e mons. Moraglia, Patriarca di Venezia, ma non sarebbe una sorpresa se la scelta cadesse anche su mons. Nosiglia, arcivescovo di Torino, mons. Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e mons. Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Fra gli europei, quasi sicuro mons. Sierra, arcivescovo di Madrid da agosto, candidati anche altri tre spagnoli (mons. Plaza, arcivescovo di Toledo e Primate, mons. Pelegrina, arcivescovo di Siviglia, e mons. De Paula, presidente dells Pontificia Accademia per la Vita), un francese (mons. Pontier, arcivescovo di Marsiglia), un portoghese (mons. Clemente, patriarca di Lisbona), un belga (mons. Leonard, arcivescovo di Bruxelles e Primate), uno scozzese (mons. Cushley, arcivescovo di Edimburgo e Primate), un irlandese (mons. Martin, arcivescovo di Armagh e Primate), un lettone (mons. Stankevicz, arcivescovo di Riga), un lituano (mons. Grusas, arcivescovo di Vilnius), due ucraini (mons. Schevchuk, arcivescovo di Kiev, appena 44enne, e mons. Mokrzycki, arcivescovo di Leopoli), un tedesco (mons. Gaenswein, Prefetto della Casa Pontificia) e un polacco (mons. Zymowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari).
Fra gli africani, i candidati sono un camerunese (mons. Kleda, arcivescovo di Douala), un egiziano (mons. Sidrak, patriarca di Alessandria dei Copti), un ugandese (mons. Lwanga, arcivescovo di Kampala), e un mozambicano (mons. Chimoio, arcivescovo di Maputo). Poco probabile mons. Dias, arcivescovo di Luanda, in Angola, nominato pochi giorni fa. Ma l'Africa è una terra in cui il papa potrebbe affidare la porpora a chiunque, dato l'interesse vivissimo per il continente.
Fra gli asiatici, molto probabile mons. Louis Raphael I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, in Iraq. Ma sono candidati anche un thailandese (mons. Kovitavanj, arcivescovo di Bangkok), un vietnamita (mons. Van Doc, arcivescovo di Ho Chi Minh), un filippino (mons. Palma, arcivescovo di Cebu), un indonesiano (mons. Hardjoadmotjo, arcivescovo di Giacarta), un australiano (mons. Fisher, arcivescovo di Sydney) e un neozelandese (mons. Dew, arcivescovo di Wellington).
Fra i nordamericani, probabile che almeno un altro statunitense verrà aggiunto, tra gli arcivescovi di Chicago (mons. Cupich), Detroit (mons. Vigneron), Baltimora (mons. Lori), Filadelfia (mons. Chaput) e Los Angeles (mons. Gomez). Possibilità anche per il canadese Lepine, arcivescovo di Montreal. Fra i sudamericani, possibile un brasiliano tra gli arcivescovi di Belo Horizonte (mons. De Azevedo), Brasilia (mons. Da Rocha) e San Salvador de Bahia (mons. Krieger), oltre a un ecuadoregno (mons. Travez, arcivescovo di Quito) e un boliviano (mons. Calandrina, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, italiano ma con passaporto boliviano).
Sono nomi solo probabili, basati sulla tradizione, ma papa Francesco ha abituato a molta imprevedibilità. I nomi non saranno resi noti prima di gennaio e saranno probabilmente legati alla riforma della Curia. A questo proposito, P. Lombardi ha annunciato, come da noi anticipato, che è allo studio l'ipotesi della creazione di due dicasteri, uno sui laici e uno su giustizia e pace.
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